«Rifiutai un’offerta del giovane Steve Jobs, se avessi accettato oggi sarei trilionario». In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera l’imprenditore Carlo De Benedetti rievoca l’incontro con il fondatore di Apple: «Era il 1978, arrivo al centro ricerche Olivetti. Elserino Piol mi propone di visitare un garage dove due capelloni con i jeans sdruciti stanno lavorando a un minicomputer: erano Jobs e Wozniak. Jobs mi propone di prendere il 20% della loro azienda, per 20 milioni di dollari». La risposta: «Dico: “Piol, cosa vogliono da noi questi due capelloni? Andiamo a dormire”. Se avessi accettato, oggi sarei trilionario. Come nei fumetti di Zio Paperone».
Prodi e Berlusconi
De Benedetti ha parlato anche di Romano Prodi: «Gli riconosco di essere stato l’unico a battere Berlusconi. Ma allargare l’Europa a est, a Paesi appena usciti dalle dittature e non ancora divenuti democrazie, è stato un disastro». Silvio, invece, era uno «straordinario uomo di marketing». Poi dice di essere innamorato: «Nei miei primi sessant’anni ho avuto un padrone: il lavoro. Poi ho incontrato Silvia, e la prima volta non ci siamo neanche stati simpatici. Invece è successa una cosa che credevo impossibile: mi sono innamorato. E da trent’anni il mio padrone è l’amore. È una seconda vita, con percorsi, desideri, emozioni che non avrei mai pensato di vivere». Silvia Monti, attrice, ha sposato De Benedetti nel 1997.
Israele
Di Israele oggi pensa che «ha commesso un fallo di reazione. Il pogrom del 7 ottobre è stato un crimine orrendo; ma Gaza è stata una reazione eccessiva». Dice di non aver paura della morte: «No. Tutto finisce. Siamo come i fiori, che nascono e appassiscono. L’aldilà non esiste, io credo nel Dio di tutti che è la Natura». Sulle critiche per aver portato la residenza in Svizzera: «Ho entrambi i passaporti, e ho pagato le tasse in Italia e in Svizzera. Ora però mi sono trasferito nel principato di Monaco». Perché ha avuto un’embolia polmonare: «Ho bisogno di vivere al mare, e Montecarlo è un posto accogliente, dove c’è tutto e non ci si annoia. Si possono fare cose per gli altri e lasciare tracce di sé anche in altri modi». Ovvero «con la Fondazione Tog. Abbiamo eretto un ospedale allegro. Vedere questi bambini imparare a nuotare o a disegnare, vedere la riconoscenza dei loro genitori, questo mi rende molto fiero».
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